I settant'anni del Museo archeologico dell'Istria attraverso le vicende dei suoi addetti
Esattamente settant’anni fa iniziava ad operare, dopo l’interruzione postbellica, il Museo archeologico dell’Istria (di seguito anche MAI). Con le nuove prescrizioni nazionali i beni museali e documentari diventavano materiale protetto a norma di legge. A togliere i sigilli del Museo, diventandone anche il primo direttore, fu il prof. Boris Baćić, che si mise d’impegno a rilanciare lo sviluppo dell’ istituzione e delle attività musealogiche in genere. Nonostante le leggi erano però tempi in cui la conservazione dei resti del patrimonio culturale non figurava tra le primarie preoccupazioni sociali, motivo per cui fu inderogabilmente necessario sensibilizzare l’opinione pubblica in tal senso. Fu inoltre subito chiaro che per uno sviluppo museale che fosse al dovuto livello servivano più professionisti: quindi durante gli anni seguenti il collettivo del MAI si arricchì di altri 4 specialisti e di 4 addetti al personale ausiliario. I primi furono gli assistenti: il prof. Branko Marušić (1948), il prof. Štefan Mlakar (1949), il prof. Josip Mladin (1955) e la preparatrice Ljubica Horvat (1951). In quegli anni del dopoguerra, in cui tutti gli sforzi sociali erano concentrati nella ricostruzione economico-sociale, i mezzi finanziari necessari alla ricerca e rinnovamento erano alquanto scarsi, tuttavia i risultati non mancarono. Grazie a un impegno indefesso e al pressante desiderio di fare del Museo un’istituzione più importante di quanto non fosse mai stata, quei pionieri riuscirono ad avere la meglio sulle circostanze contingenti e nel 1961, dopo una battaglia durata oltre un decennio, il MAI riebbe l’importante materiale archeologico che era stato alienato come bottino di guerra in seguito alla capitolazione dell’Italia. I reperti restituiti, assieme al materiale raccolto nel corso degli anni nei nuovi siti aperti in tutta l’Istria, furono inseriti nel primo allestimento permanente nella storia dei musei polesi che fosse sistematicamente concepito e dettagliatamente elaborato, cui avevano instancabilmente lavorato dal 1968 al 1973 gli esperti suddetti assieme ai preparatori Galliano (1961) e Ida (1969) Zanko, Ljerka Krleža (1965) e ai falegnami e muratori dell’officina del MAI. Vennero così realizzati, nel pieno rispetto dei criteri del ramo, gli allestimenti permanenti del lapidario, della preistoria, dell’antichità e del medio evo, che furono sistematizzati, conservati, didascalizzati e illuminati a regola d’arte. Durante tutti gli anni Settanta e Ottanta gli addetti al laboratorio, di cui in seguito entrarono a far parte pure Jolanda Bilić (1969), Majda Petelin (1970), Josip Ferri (1973), Hana Filiplić (1977), Jadranka Homoky (1979) e Aldo Monfardin (1980), provvidero a completarli e a curarne la manutenzione corrente, specie all’inizio della Guerra patriottica, allorché a causa della minaccia bellica fu necessario smontare sistematicamente le collezioni e trasferirle in luogo sicuro. All’epoca il laboratorio venne impinguato con l’assunzione del restauratore Slobodan Božičković (1993) e più in là del preparatore museale Zoran Grbin (1999). Contemporaneamente, in quegli stessi anni, vennero alla luce molti nuovi siti sulla terraferma e sul fondo marino, il che richiese l’assunzione di altro personale. I conservatori Vesna Girardi Jurkić (1968), Kristina Mihovilić (1974), Fina Juroš (1974), Robert Matijašić (1979), Klara Buršić (1981) e Željko Ujčić (1984), archeologi della nuova generazione, con le loro ricerche e la pubblicazione delle nuove conoscenze conseguite nello studio dei resti storici diedero impulso allo sviluppo e alla popolarizzazione del MAI, che con l’andare del tempo crebbe in un’istituzione di particolare rilevanza per la regione. In molte parti della città in quegli stessi anni i museologi avevano già attrezzato del dovuto le mostre permanenti e le aree archeologiche in situ, eseguendo parallelamente ricerche in città e nel resto dell’Istria. I risultati ottenuti furono regolarmente presentati in pubblicazioni scientifiche nazionali e straniere, come pure attraverso le mostre, anche itineranti, che riscontrarono un grande interesse nel paese e all’estero. Negli anni successivi furono assunti gli archeologi Tatjana Bradara (1994), Kristina Džin (1989), Romuald Zlatunić (1996), Alka Starac (1989), Darko Komšo (2000), Ida Koncani (2005), Maja Čuka (2007), Silvana Petešić (2008) e Aska Šopar (2016). Grazie al loro apporto alle ricerche, sempre sostenuto da grande passione, i margini conoscitivi dell’archeologia utili a sbrogliare la matassa storico-culturale del territorio continuarono ad espandersi.
Va particolarmente accentuato che uno dei cardini su cui poggia lo sviluppo dell’attività basilare del MAI è l’opera della biblioteca specialistica, oggi Dipartimento bibliotecario, che sin dal giorno dell’apertura del museo, nel 1947, dovette preoccuparsi di rimettere insieme il proprio fondo. Vi hanno lavorato o vi lavorano Marija Čakić (1970), Višnja Kuzmanović (1985), Adriana Gri Štorga (1993) e Milena Špigić (2009). Il Museo conobbe una fioritura negli anni Settanta, quando su iniziativa di Vesna Girardi Jurkić venne inaugurata la pubblicazione in proprio di alcune edizioni (5 diverse collane e monografie e un periodico), il che diede la stura allo scambio con istituzioni analoghe, scambio che arricchì ulteriormente il fondo della biblioteca, la quale oggi vanta quasi 47.000 volumi (con tendenza all’aumento).
Il Dipartimento documentario, che ha il compito di raccogliere e inventarizzare la documentazione museale secondaria, oggi si occupa pure della digitalizzazione dell’inventario vecchio e nuovo. Per le necessità dei professionisti, ma anche per il vasto pubblico, distribuisce e conserva il materiale documentario nei seguenti fondi: Fototeca, Registro dei negativi, Diateca, Evidenza delle relazioni dal territorio, Raccolta dei piani, Disegni documentari, Mediateca, Collezione di grafiche, Collezione di cartoline, Attività editoriale, Mostre, Eventi speciali e Documenti sulla fondazione e storia del Museo. La prima responsabile di questo Dipartimento, fondato nel 2009 con l’emanazione dello Statuto museale, è stata Ondina Krnjak (1985), che lo ha retto fino al pensionamento nel 2016, quando l’incarico è passato a Katarina Zenzerović (2007). Oggi vi lavorano la documentarista Irena Buršić (2005) e i tecnici museali Ivo Juričić (2002) e Davorka Žufić-Lujić (2006).
Il laboratorio e il suo personale coadiuvano costantemente gli specialisti. Sin dagli esordi, quando era più che altro una semplice officina, il laboratorio, oggi Dipartimento per il restauro e la conservazione, svolge un’articolata attività autonoma, nutrita di svariato sapere e esperienze. Il Dipartimento effettua il trattamento primario del materiale proveniente dai giacimenti, lo sana, lo restaura, monitora regolarmente lo stato dei monumenti, cura la logistica delle mostre tematiche. Nel 2002 ai preparatori si sono unite le restauratrici Đeni Gobić-Bravar (capodipartimento dal 2006) e Andrea Sardoz e nel 2006 Monika Petrović, forze nuove che vi hanno introdotto nuovi saperi implementandoli nel lavoro, senza trascurare una costante autoeducazione e il coinvolgimento diretto in seminari e incontri professionali.
Il Dipartimento educativo è sorto dalla necessità di offrire al pubblico un’informazione valida sull’importanza di preservare i beni culturali per le generazioni future. Le prime tracce informali di un’attività educativa da parte dei conservatori risultano nell’archivio già negli anni Cinquanta, quando il prof. Baćić in una sua lettera d’intenti chiedeva ai direttori scolastici di educare i bambini in tal senso dati i danni che essi arrecavano ai monumenti situati nei dintorni della sede museale. Nel 1985 il Servizio pedagogico fu il primo a occuparsi ufficialmente di un approccio diretto ai visitatori per introdurli ai vari argomenti storico-archeologici. Sotto la guida di Vesna Girardi Jurkić (1969), Ljubica Širec (1985) e di Giulia Codacci Terlević (2004) il Dipartimento educativo si è evoluto in un significativo ramo di azione promozionaleeducativa diretta al pubblico, che oggi organizza regolari mostre sull’attività svolta, a loro volta corredate da cataloghi che lo stesso Dipartimento redige e pubblica.
L’indirizzo di sviluppo che un’istituzione persegue nelle diverse tappe della sua attività è speculare ai propositi della persona che la dirige, il che significa che a dare un’impronta determinante alla configurazione del museo nel suo insieme è il direttore. Nel corso dei 70 anni di esistenza e attività del MAI ne hanno diretto le sorti i seguenti direttori: Boris Baćić (1947-1967), Branko Marušić (1967-1978), Vesna Girardi Jurkić (1979-1991), Robert Matijašić (1991-1994), Željko Ujčić (1996-2001), Kristina Mihovilić (1995 e 2002-2006), Kristina Džin (2006-2008) e dal 2009 ad oggi Darko Komšo.
Comunque a fare del Museo archeologico dell’Istria l’sitituzione che conosciamo non sono solamente il materiale archeologico che esso conserva per le generazioni a venire, né solo i siti, l’opera educativa e le pubblicazioni, la documentazione e le mostre, ma lo sono anche le persone che formano il tessuto umano su cui poggiano le attività museali. Va quindi sottolineato il lavoro degli addetti ai servizi, il cui operato non è visibile ma che è insostituibile per il funzionamento del Museo nel suo attuale assetto. Si tratta delle segretarie Sunčica Vrbanić Peruško (2007) e Nevenka Dadić (2011), dei contabili Roberto Stefanutti (capocontabile, 2007), Gabriela Mudrić (2001), Jasna Božić (2003); degli addetti al Servizio tecnico Milan Stanić (caposervizio, 2001), Valter Puhalj (2003), Admir Dizdarević (2009), Dario Cetina (2016), Verica Kolovrat (2008) e Antonija Mazalović (2012), dei commessi e portinai nei vari impianti dislocati: Sonja Kirac (1996), Alenka Matijaš (capo del personale, 2015), Karmen Dejković (2001), Anita Ritoša (1994), Jasenka Plančić Brozić (2009), Jasna Halilagić (2017) e Andrea Štreleger (2015).
Oggi il Museo impiega 57 persone. In settant’anni di attività esso è cresciuto diventando l’istituzione museale centrale della regione grazie pure a coloro che qui non vengono menzionati. Anche quelle persone hanno contribuito e sorretto la formazione e la crescita del Museo: sono i nostri pensionati, i lavoratori stagionali, i praticanti e coloro cui spetta un posto speciale, i nostri defunti. A tutti loro va la nostra immensa gratitudine.
Catalogo
2.) Pola, Segretariato affari interni, zona B: veduta degli scavi verso sud, gennaio 1986, foto: Željko Ujčić e Robert Matijašić, n.ro inv. AMI-FN-21944 (Bibliografia: MATIJAŠIĆ, R. 1991, Campus Martius. L’antica necropoli tra le vie Promontore e Medolino a Pola (ricerche effettuate nel 1985-1986), Monografije i katalozi 8, Museo Archeologico dell’Istria, pag. 12, fig. 2, Pola)
7.) Inserti video sulle attivita museologiche del Museo archeologico dell’Istria tratti dalle trasmissioni del programma didattico HTV
BIBLIOGRAFIA
JURKIĆ, V. 1987. Izdavaštvo Arheološkog muzeja Istre u Puli, Katalog 32, Pula.
MATIJAŠIĆ, R. 1994. Arheološki muzej Istre u Puli 1902-1982, Histria archaeologica, 13-14, Pula.
UJČIĆ, Ž. 2002. Tisućljeća u stoljeću. Povodom stogodišnjice Arheološkog muzeja Istre, Monografije i katalozi 12, Arheološki muzej Istre, Pula.
ZENZEROVIĆ, K. 2012. Prošlost za budućnost. Izložbena djelatnost Arheološkog muzeja Istre 1902. – 2012. Uz 110. obljetnicu Muzeja, Monografije i katalozi 20, Arheološki muzej Istre, Pula.
KRNJAK, O. (ur.) 2014. Studijski dan u čast arheologa Maria Mirabelle Robertija (1909. – 2002.), Monografije i katalozi 24, Arheološki muzej Istre, Pula.
I settant'anni del Museo archeologico dell'Istria attraverso le vicende dei suoi addetti
Mostra Via Carrara 4, Pola
Una finestra sul passato 24.11.2017. – 24.1.2018.
Autrice della mostra e del testo : Ivana Belušić
Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria
Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore : Darko Komšo
Redazione: Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović
Autore dell’allestimento, veste grafica : Vjeran Juhas
Allestimento tecnico della mostra : Monika Petrović
Traduzione italiana : Elis Barbalich-Geromella
Traduzione inglese : Neven Ferenčić, Irena Buršić
Correzione dei testi : Adriana Gri Štorga, Milena Špigić, Katarina Zenzerović, Sunčica Vrbanić Peruško
Stampa : MPS Pula
Tiratura : 700
Pola, 2017.