Il santuario polese dedicato a Ercole

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LA SCOPERTA DEL SANTUARIO DEDICATO A ERCOLE


Le ricerche archeologiche effettuate tra il 2005 e il 2009 nell’area nord-orientale di Pola, nei pressi delle mura cittadine, portarono alla scoperta delle fondamenta di un tempio romano con un’area consacrata recintata e portici (fig. 1). Il ritrovamento nel sito di un blocco di pietra lavorato a rilievo e raffigurante una clava, attributo erculeo, testimonia che si trattava di un luogo dedicato al culto di Ercole (fig. 2). Il santuario sorgeva nel quartiere cittadino dove c’erano inoltre delle terme pubbliche, una ricca dimora e infrastrutture urbane, ed era stato realizzato immediatamente dopo la fondazione della colonia Pola.

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Fig. 1

 L'ubicazione del santuario dedicato a Ercole nel centro storico polese.

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Fig. 2

 Il blocco con il rilievo raffigurante una clava

UN SANTUARIO ISTRICO E TARDO-REPUBBLICANO

In quel medesimo sito, nell’area recintata consacrata (temenos) del tempio eretto nei pressi di una sorgente scaturente dalla roccia, è stata documentata una sequenza di strutture accomunate da tratti cultuali affini, succedutisi nell’arco dei quattro secoli precedenti la costruzione. Dapprima, in epoca istrica, agli albori della prima età del Ferro, vi era stato costruito un grande focolare rettangolare cinto da lastre di calcare, che per forma e dimensioni corrisponde a una tomba istrica, probabilmente un altare (eschara) in gloria di un ignoto eroe (fig. 3). In effetti, gli scrittori antichi hanno messo in relazione Pola con l’eroe Cadmo e la sua sposa Armonia. Ai tempi dei primi scontri armati degli Istri con i Romani, venne creata per le necessità del culto, nello stesso posto ma a un livello superiore, una struttura rettangolare con pavimento lastricato e scolatoio per i liquidi sacrificali (fig. 4). Nella fattispecie il focolare primevo si conservò. La struttura, andata distrutta in un incendio, venne usata per almeno 170 anni, fino alla fondazione della colonia romana e all’inizio dei lavori per l’erezione del santuario in questione. Durante l’edificazione del tempio romano, negli anni Quaranta del I sec. a. C., sulle macerie della struttura rettangolare venne realizzato un ambiente ipogeo (hypogeus), dove sono rimasti resti di sacrifici. Dopo la fondazione della colonia romana, la fonte venerata in epoca istrica venne trasformata nel fulcro di un complesso sacrale monumentale legato al culto dell’acqua, della fertilità, della salute e della purezza, nonché al culto degli avi, degli eroi, dei fondatori della comunità e dei loro condottieri

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Fig. 3

 Focolare istrico, IV secolo a. C.

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Fig. 4

 Struttura cultuale della tarda Repubblica con scolatoio per il liquido sacrificale

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L’EROE ERCOLE, FONDATORE DI CITTÀ E PROTETTORE DELLE FONTI

 

In Italia e nelle province alpine tutta una serie di santuari erculei sorse nei pressi di qualche fonte d’acqua, talvolta termale. Il periodo “aureo” dei monumentali santuari dedicati ad Ercole, che comprendevano un tempio, un temenos e portici eretti su un podio artificiale, si estende dalla fine del II sec. a. C. alla fine del principato di Augusto. A questo ordine di costruzioni appartiene anche il santuario d’Ercole di Pola. Ercole era intimamente correlato con le divinità protettrici della salute, correlazione che a Pola è documentata dal mosaico dedicato alla dea della salute Salus trovato nella casa prospiciente il podio del santuario. Il culto romano di Salus accostato a Ercole è connesso a un analogo culto istrico, precedentemente celebrato nello stesso posto accanto alla fonte d’acqua.

La costruzione del podio templare si svolse durante il terzo quarto del I sec. a. C.; i diversi stadi costruttivi completati venivano onorati da rituali sacri, dopo i quali i doni sacrificali venivano sepolti. L’ipogeo rettangolare intonacato con resti di sacrifici (fig. 5), situato accosto al tempio e legato al culto di Ercole, sèguita la tradizione cultuale greco-ellenistica documentata dagli ipogei–heroon di Paestum e del Foro triangolare di Pompei. Si tratta di edifici sacri asserviti ai riti della fondazione e ai loro eroici fondatori, ovvero ai divini protettori di una città. A Pola il temenos del tempio funzionava come temenos dell’ipogeo.

C’era un certo legame tra la fonte d’acqua, la fondazione della colonia romana Pola, il centro della rete centuriata (umbilicus) - che si trova ad appena 120 metri più a nord, - Ercole come protettore della città, custode delle mura cittadine, possibile divino progenitore e fondatore della città, e la pianificazione del tempio in un’ubicazione cultuale già esistente. Le conoscenze in materia di culto degli avi e degli eroi-fondatori prefigurano tutta una concatenazione di possibili interpretazioni. Forse l’ipogeo rappresentava l’umbilicus-mundus urbano, il punto sacro in cui scorrono le forze dell’universo e a cui gli uomini potevano rivolgersi per chiedere alle divinità indicazioni o profezie. L’ipogeo poteva altresì rappresentare, oltre che il centro spirituale della città, il mundus e l’umbilicus, il sepolcro simbolico dell’eroe legato al culto degli avi, dei fondatori divini e numi tutelari della comunità. Nel santuario accosto alle mura cittadine Ercole poteva venir celebrato come protettore divino e custode delle porte, ma anche come mitico progenitore e fondatore della città. Il tempio e il suo temenos potevano rappresentare un auguratorium monumentalizzato, vale a dire un sacro templum che accoglieva l’augure romano quando celebrava i rituali propizi alla fondazione della colonia. Poiché la costruzione del tempio si protrasse fino alla tarda età augustea, è possibile che al momento della sua solenne inaugurazione il culto erculeo includesse pure una componente del culto imperiale.

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Fig. 5
 L'ipogeo con resti sacrificali.

 



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IL TEMPIO ROMANO

Il santuario romano constava di un tempio circondato dall’area sacra recintata (area sacra, temenos) e da portici che si innalzavano su un podio artificiale. Nell’area dianzi detta si trovavano, accanto all’entrata templare, l’ipogeo, ricavato sul santuario tardo-repubblicano bruciato, e un pozzo costruito sulla fonte naturale. La lunghezza del santuario sul podio misurava 33 m, la lunghezza del temenos 25 m. In larghezza il complesso superava i 31 m dell’area esplorata (fig. 6). Il livello del pavimento del temenos era un pochino inferiore nei confronti di quello della parallela via romana. Le fondamenta del tempio rettangolare, pari a 8 m x 16 m, giacciono sulla roccia viva. Portici sono documentati a settentrione e a occidente, invece sul lato orientale l’area consacrata era chiusa da un muro in linea con la parete postica del tempio. L’interno dei portici tra le mura portanti era largo 5,4 m, mentre ogni portico era lungo una trentina di metri. L’esistenza di un porticato meridionale all’esterno della zona esplorata è solamente supponibile.
La planimetria del santuario si ispira a modelli ellenistico-greci, in particolare a quelli dei santuari dedicati ad Asclepio, nei quali il temenos rivestiva un ruolo significativo per il culto che presiedeva alle terapie e alle guarigioni miracolose. Verso la metà del II sec. a. C. la politica romana assegnò al temenos cinto da portici una nuova dimensione concettuale, trasformandolo in un mezzo di glorificazione dei condottieri romani e dei loro trionfi. A Pola l’edificazione del santuario erculeo impresse cambiamenti drastici alla configurazione del terreno, ma la continuità cultuale del sito accanto alla sorgente venne preservata. L’edificazione del santuario si lega alla fondazione della colonia romana Pola e si ispira a soluzioni urbanistiche adottate a Roma. Il triplice portico, terminante sulla linea della facciata postica del tempio, segue i modelli di santuario dei fori cesareo e augusteo di Roma piuttosto che quello italico tardo-repubblicano, in cui lo spazio antistante il tempio è aperto e talvolta adibito a funzione teatrale. Il temenos non perse mai la funzione che lo legava al culto locale della fonte sorgiva, della lustrazione e della salute e poteva venir assettato ad area verde o a orto sacro.

Fig. 6
Ricostruzione ipotetica del santuario romano, planimetria (Starac 2018).

 

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DUE STADI EDIFICATIVI DI EPOCA ROMANA

La costruzione del tempio con il suo podio, il porticato, l’ipogeo e il pozzo consacrato, prese l’avvio immediatamente dopo la fondazione della colonia romana polese nel 46-45 a. C. Sul fondo del terraglio del podio sono stati trovati in notevole numero grossi blocchi di pietra da costruzione, risalenti al precedente stadio costruttivo, uno dei quali decorato con il rilievo di una clava (fig. 2). I blocchi avrebbero potuto appartenere all’entrata monumentale nel temenos del santuario tardo-repubblicano, però mancano in merito conferme archeologiche. Prima di venir ultimato il tempio attraversò due fasi edilizie.
Nella prima furono poste le fondamenta del tempio, venne innalzato il muro di recinzione dell’area consacrata e venne creato il terrapieno del podio; nella seconda, seguita poco dopo, furono costruite le fondamenta esterne del porticato, il porticato stesso e il tempio. L’edificazione delle fondamenta esterne del porticato e la messa a punto del terrapieno per il podio furono ultimate entro l’inizio del principato di Augusto. Una volta realizzati il terrapieno, alto alcuni metri, e il deposito drenante delle anfore, essi andarono a formare la base pavimentale dei portici e dell’area consacrata. Lungo il lato esterno occidentale del santuario si apriva un passaggio che conduceva al muro meridionale delle terme pubbliche e della domus.
Due frammenti di architrave provengono da due differenti fasi costruttive. L’architrave più antico, che era stato scartato prima di venir montato sul tempio (fig. 7), superava per dimensioni il secondo, più nuovo (fig. 8). L’incendio e l’abbattimento della costruzione non ultimata avvennero all’epoca del Secondo triumvirato e delle guerre civili seguite a Roma all’uccisione di Cesare nel 44 a. C. Dopo la vittoria di Azio nel 31 a. C. e l’insediamento di Augusto, i lavori al tempio e ai portici ripresero. Il tempio distrutto e non ultimato venne sostituito da uno nuovo, di dimensioni un pochino più ridotte.

Fig. 7 L'architrave più antico                              Fig. 8 L'architrave nuovo


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RICOSTRUZIONE IPOTETICA DEL TEMPIO

Al secondo stadio edilizio del tempio appartengono alcuni frammenti dello stilobate, delle colonne, dei capitelli, dell’architrave, del fregio e della cornice. Partendo dalle loro dimensioni è stata elaborata una ricostruzione conforme alle fondamenta, che si sono conservate, in base alla quale risulta un tempio tetrastilo prostilo con due colonne ai fianchi del pronao, ed eustilo in base alla distanza fra le colonne (fig.9). La sua altezza raggiungeva gli 8,9 m, la lunghezza i 14,6 m, la larghezza i 7,3 m. La cella era lunga 9,2 m, mentre il pronao si estendeva in lunghezza per 5 m. La scalinata antistante era formata da 7 gradini. L’altezza dello stilobate arrivava a 1,3-1,4 m, la larghezza alla base era di 8,8 m, la lunghezza alla base di 18,4 m. Il frammento di epigrafe inerente alla costruzione o rinnovamento dell’edificio (fig. 10) poteva far parte dei pannelli di rivestimento dello stilobate. Tutte le componenti esterne del tempio erano di pietra calcare istriana. Lastre marmoree variopinte furono usate nella decorazione interna, ma in situ non ne è rimasto niente. La sagomatura della base dello stilobate rivela caratteristiche della media età augustea, mentre i capitelli, l’architrave e la cornice si ispirano al tempio di Marte Ultore, consacrato nel 2 a. C., che si trova nel foro augusteo di Roma. Per quanto riguarda la decorazione templare, l’impressione stilistica generale che ne promana rimanda alla media e tarda età augustea, al più tardi alla prima età tiberiana. I capitelli compositi assemblavano tratti corinzi e ionici (fig. 11).
Le mura di recinzione del temenos sostenevano un colonnato di colonne corinzie in coppia con i pilastri del muro esterno del porticato. Rimangono dubbi sulla decorazione architettonica. Secondo le caratteristiche stilistiche appurate, le si possono attribuire una cornice con mensole lisce a forma di trave (fig. 12) e un capitello corinzio rettangolare (fig. 13).
Il tempio venne distrutto assieme allo stilobate verso la fine del V sec. d. C., al più tardi durante le migrazioni ostrogote in Italia nel 488. In seguito alla sua demolizione il livello dell’area sacra venne rialzato e le fondamenta del tempio furono immurate sotto il livello del podio (pavimento templare). Pezzi della decorazione architettonica furono impiegati come materiale di risulta per costruire la chiesa conventuale, che sorse sulle fondamenta del santuario e delle vicine terme. Sullo stereobate furono erette tra la fine del V secolo e l’inizio del VII secolo, entro l’area del successivo possedimento ecclesiastico e sempre con materiale di risulta del tempio distrutto, delle case

Fig. 9
Ricostruzione ipotetica del tempio, veduta (Starac 2018).

 

 

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Fig. 10 Epigrafe inerente alla costruzione               Fig. 11 Capitello composito
o al rinnovo del santuario di Ercole

Fig. 12 Cornice con mensole                    Fig. 13 Capitello corinzio rettangolare
lisce a forma di trave



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I COSTI DI COSTRUZIONE DEL SANTUARIO ERCULEO

La costruzione del santuario consacrato a Ercole richiese enormi quantità di materiale edile, pietra, legno e cordame per le impalcature e i paranchi. Nel cantiere si svolgevano le operazioni necessarie alla decorazione architettonica e alla produzione di calce. Per ornare gli interni furono impiegati marmi colorati importati dall’Italia, dalla Grecia, Africa e Mediterraneo orientale. Ingenti quantitativi di anfore da vino vuote, del tipo Lamboglia 2, vennero importate dall’Italia orientale e incastrate come materiale drenante nelle fondamenta. Si calcola che per realizzare l’opera servisse un numero ottimale di operai pari a circa duecento e che i lavori dovessero durare tra i 7 e i 20 anni. È stato stimato anche il costo del materiale edile necessario, costo che si aggirerebbe fra i 31.666 e i 37.389 sesterzi, mentre ulteriori 363.705 sesterzi sarebbero stati spesi per i salari di scalpellini, carpentieri, conciatetti e altri artigiani. Il costo totale dei lavori viene stimato sui 400.000 sesterzi circa, senza contare le spese per i marmi e le pitture a fresco della decorazione interna.


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Bibliografia

 

STARAC, A. 2009. Nalaz rimskog svetišta u četvrti Sv. Teodora u Puli. Arheološka istraživanja 2008., Histria archaeologica 38-39 (2007-2008), 123-168.
STARAC, A. (ur.) 2011. Pula. Rađanje grada / La nascita della città / The Birth of A Town, Arheološki muzej Istre, Katalog 83 (katalog izložbe), Pula.
STARAC, A. 2018. Hercules' Sanctuary in the Quarter of St. Theodore in Pula, Archaeopress Roman Archaeology 40, Oxford.
STARAC, A. 2020. Deposit of Amphorae in the Quarter of St. Theodore, Pula, Archaeopress Roman Archaeology 75, Oxford.

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Il santuario polese dedicato a Ercole
Mostra

Via Carrara 4, Pula

Una finestra sul passato

26. 9. 2023. – 23. 1. 2024.

Autrice della mostra e del testo: Alka Starac
Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria
Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore: Darko Komšo
Redazione: Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović
Autore dell’allestimento, veste grafica: Vjeran Juhas
Autrice delle fotografie e delle illustrazioni: Alka Starac
Traduzione italiana: Elis Barbalich-Geromella
Traduzione inglese: Neven Ferenčić
Correzione dei testi:
Irena Buršić, Giulia Codacci-Terlević, Adriana Gri Štorga, Milena Špigić, Katarina Zenzerović
Stampa: MPS Pula
Tiratura: 700
Pola, 2023.

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