ISIDE FORTUNA - La comunione di due dee

 ISIDE

Due dee diverse, Iside e Fortuna, una occidentale, l’altra orientale, assolutamente dissimili e tuttavia fuse in un’unica potente divinità: Iside Fortuna. A costei gli adepti si rivolgevano per impetrare aiuto onde domare l’imprendibile fortuna, e che ce ne fossero molti, di suoi adepti, anche nel territorio dell’odierna Istria è dimostrato dalla scoperta di alcuni monumenti a lei dedicati, tra i quali una piccola statuina di bronzo. Per un capriccio del destino e della fortuna, proprio com’è nel carattere della dea, un bronzetto di Iside Fortuna venne trovato per caso nel 1929 nei pressi di Salvore. Alto appena 9 cm, datato fra il I e il III secolo, è una raffigurazione pregna del simbolismo monumentale della dea.

La potente Iside era una divinità orientale, originaria  dell’Egitto, dalle  ascendenze modeste che non lasciavano presagire l’immensa potenza e grandezza cui sarebbe andata incontro non solamente in Egitto ma in tutto il mondo greco-romano. Il suo nome deriva dalla parola egizia I-set, che indica il trono e, in questo contesto, rappresenta la personificazione del trono faraonico. Sebbene nell’Antico e Medio regno non fosse che una divinità minore, nel Nuovo regno conobbe una grande ascesa diventando una dea universale e onnipossente.

 

Il mito

Dal matrimonio fra il dio della terra Geb e la dea del cielo Nut nacquero quattro figli: Osiride, Seth e le loro sorelle e mogli Iside e Nefti. Secondo il mito Iside e Osiride si erano innamorati già nel grembo materno. Quel sacro amore era destinato a scatenare tutta una serie di avvenimenti. Osiride ereditò il trono del padre e, assieme a Iside, regnò saggiamente sull’Egitto procurando prosperità al paese.

Ma venne ucciso da Seth, che volle prenderne il trono e che ne chiuse la salma in un sarcofago gettandolo nelle foci del Nilo. Iside si mise alla ricerca dell’amato in tutto il paese, finché non giunse a Biblo, dove trovò il sarcofago con Osiride e lo riportò in Egitto nascondendolo nel Delta. Ma lo trovò pure Seth, che stavolta ne smembrò il corpo in ben 14 pezzi disperdendoli in tutto il paese.

Iside si rimise alla ricerca di Osiride, riuscì a riunirne i lacerti  e, grazie alle sue potenti arti magiche, a infondergli nuova vita. Così poterono concepire un figlio, Horus, legittimo erede al trono. Allo scopo di conservare il corpo del marito, Iside lo avvolse in teli eseguendo una cerimonia rituale in cui mise a frutto tutta la sua abilità di maga. In tal modo il corpo perfettamente conservato di Osiride gli garantì una vita ultraterrena.

Dopo aver segretamente partorito Horus, Iside indirizzò i suoi poteri a proteggerlo da Seth, che intendeva uccidere pure lui. Da madre amorosa qual era, se ne prese cura fino alla sua maggiore età, quando finalmente Horus poté vendicare l’assassinio del padre, insediarsi sul trono egizio e riportare la pace e l’ordine nel paese.

 

Iside ha numerose attribuzioni e poteri: impersona tutti gli aspetti della vita e per questo si manifesta sotto diversi nomi e in differenti ruoli. Presiede all’ordine e ordina il mondo, motivo per cui tra le sue facoltà fondamentali c’è anche quella legislativa. Come dea del cielo ha competenze cosmiche;  a lei si devono la separazione della terra dal cielo, i movimenti del sole e della luna, e perciò è anche considerata signora delle rotte marittime.

Nell’antico Egitto, una delle maggiori civiltà dell’antichità, fu proprio Iside, secondo la mitologia, a rivelare ai suoi abitanti la scrittura, sacra e profana, la religione e l’edificazione delle città. Nella veste di dea della fecondità insegnò agli uomini l’agricoltura, per cui viene identificata in Sotis, la dea che provocava le inondazioni del Nilo, direttamente collegate alla fertilità sia della terra sia degli uomini.

Dati i suoi poteri magici, grazie ai quali era riuscita a rintracciare e poi a mummificare il corpo di Osiride, era venerata pure dai medici che le si rivolgevano per aiuto. Poiché, dopo essere stato imbalsamato, Osiride divenne il signore dell’oltretomba, anche Iside, in quanto sua consorte, condivise quel regno.

Iside viene spesso identificata con altre dee, come la Demetra del mondo ellenistico-romano. In Grecia è anche associata a Era, Afrodite, Vesta (Hestia) e Rea, i Traci la chiamarono Madre degli dei, i Lici Leto, e i Siriani Astarte Artemide Nanaia. In Egitto veniva raffigurata anche sottoforma di vacca, per questo è difficile quando non impossibile  distinguerla da Hathor; sovente era inoltre rappresentata come la vacca divina da cui provengono tutti gli dei (deipara).

Iside deve la sua enorme popolarità al fatto che di solito era raffigurata in maniera antropomorfa. In effetti né i Greci né i Romani erano inclini alle divinità egizie zoomorfe, tanto è vero che fuori dall’Egitto esse non attecchirono. D’altra parte Iside si intronizzò talmente bene in tanti luoghi diversi da essere anche chiamata con nomi diversi, sicché le venne affibbiato l’epiteto di polynymos o myrionymos, che tradotto significa „quella dai tanti nomi“.

 

FORTUNA

Arriva dall’Occidente Fortuna, dea romana della buona sorte, volubile e incostante. I Romani disponevano di più divinità tramite le quali cercavano di afferrare lo spirito della fortuna; il Fato era il destino spietato e immutabile, mentre Fors era il caso imprevedibile, che spesso veniva venerato assieme a Fortuna: Fors Fortuna. Sia Fors sia Fortuna traggono origine dalla parola latina ferre, che significa portare, recare o sopportare (la sorte).

Fu Servio Tullio, ultimo re etrusco a regnare su Roma, che introdusse il suo culto. Si racconta che Servio Tullio e Fortuna erano amanti e che lei, per poterlo incontrare segretamente, lo raggiungesse attraverso una finestra. Egli, come pegno del suo amore e in segno di riconoscenza, le fece erigere un tempio sulle rive del Tevere.

A Fortuna furono assegnati molti attributi, come Caelestis, Grata e Regina, e poi Fortuna Brevis, per indicare una felicità passeggera, o Primigenia, che come svela l’aggettivo era quella primeva, sorta prima di tutte le altre. Tuttavia agli occhi dei Romani la più importante era senz’altro Fortuna Bona, foriera di buona riuscita e che assai spesso veniva identificata con Bonus Eventus. Quest’ultimo veniva venerato quando Roma era ancora uno stato esclusivamente agricolo, motivo per cui il dio era associato all’agricoltura e solo in una seconda fase a situazioni generali, diventando il dio del successo. Per lo stesso motivo, all’inizio, anche Fortuna Bona fu una dea agreste, incaricata di assicurare la fertilità dei campi e i buoni raccolti.

La sua origine è tuttavia nebulosa, ma ciò nonostante sembra che Fortuna abbia attraversato un lungo cammino dalla primordiale dea della fecondità della terra a divinità della fortuna e del destino, cammino durante il quale ha incessantemente assorbito gli influssi di importanti culti, tra cui quello della Iside egizia.

 

 

Il sincretismo

Il sincretismo è un concetto che proviene dal vocabolo greco συγκρητισμός (synkretismos), che significa unione o lega, e si compone di due parole: σύν (sin): assieme e Κρής (Kres): Cretese o dalla sua forma plurale Κρῆτες (Kretes): Cretesi. Fu introdotto da Plutarco nel I secolo per descrivere la coalizione  avvenuta fra tutti i Cretesi i quali, a dispetto dei contrasti e delle divisioni interne, seppero unirsi contro il comune nemico esterno. Oggi il termine è usato in ambito filosofico e linguistico, ma anzitutto nella storia delle religioni, disciplina in cui indica l’unione e la fusione di culti e idee religiose diversi.

Le religioni sincretistiche erano molto frequenti nell’ellenismo tra il IV e il II sec. a. C., periodo in cui gli dei orientali penetrarono nella religione greca e romana. Man mano che l’Impero romano si andava espandendo comparivano nuove divinità sincretistiche, nate dalla fusione di dei autoctoni e romani. In Istria abbiamo, accanto a Iside Fortuna, il culto ben documentato di Giove Ammone, la cui raffigurazione lascia benissimo distinguere fra caratteri iconografici romani e orientali.

La forma sincretica di Iside e della romana Fortuna godette di eccezionale popolarità e ampia diffusione. Iside Fortuna è un eccellente esempio di sincretismo religioso in cui confluiscono non soltanto le caratteristiche iconografiche ma anche le potestà delle due dee. La domanda che sorge è tuttavia: per quali motivi venivano fuse due e talvolta più divinità insieme?! 

Siccome Fortuna rappresenta l’inafferrabile fortuna, ma anche la sorte, in questo divino connubio il ruolo di Iside è di aiutare a domarla, portando ordine nel caos. È proprio per questo che i proseliti sincretizzavano le divinità, per potenziarne i rispettivi poteri combinando le loro diverse caratteristiche. Perciò non veniva invocata solo la cieca Fortuna, ma anche la saggia Iside, che prometteva ai suoi seguaci un destino meno incerto.

Altresì è per tale motivo che la dea tiene nella mano destra un timone o gubernaculum:  per poter gestire la fortuna e la sorte. Esso era nel contempo una connessione con la dea protettrice della navigazione e dei marinai, di cui erano ritenute numi tutelari sia Iside che Fortuna. Il benessere e la ricchezza recati dalla Fortuna erano invece figurativamente simboleggiati dalla cornucopia, vale a dire dal corno dell’abbondanza, che la dea reggeva nella sinistra.

Iside Fortuna indossa un chitone, una specie di camicia senza maniche che si apre in una scollatura e che scende fino a terra in un bel panneggio. Sulla spalla sinistra è gettato l’himation, un mantello trattenuto sotto al seno dal tipico nodo di Iside, che rappresenta un intreccio di energia magica. Il volto, bello e sofisticato, è incorniciato da un’acconciatura alla maniera isiaca, con scriminatura al centro e i capelli raccolti in un piccolo chignon sulla nuca.

Il capo è ornato da una complicata corona, traboccante di attributi, che conferiscono alla dea un aspetto maestoso. Comprende un fiore di loto, il disco solare suddiviso in quattro parti e corna di vacca, talvolta ritenute una mezzaluna. Sul lato retrostante si nota il moggio, misura di capacità per cereali che, come la cornucopia, simboleggia  Fortuna, latrice di bei doni e abbondanza.

Questa immagine di Iside Fortuna ha subito nel tempo una serie di varianti, che si differenziano a seconda delle botteghe, dei modelli e della qualità delle riproduzioni. I simboli di Iside e di Fortuna si sono amalgamati in un’unica iconografia creando una dea sincretica, eccezionalmente popolare e venerata in tutto l’Impero.

 

FERRUCCIO BLASOVICH - La storia del ritrovamento della scultura di Iside Fortuna

Dopo ben 89 anni sembra che Iside Fortuna con il suo tocco magico abbia voluto rivelarci nuovamente qualcosa di sé. Per un concorso di circostanze un po’ misteriose ma felici, il signor Ferruccio Blasovich si è trovato ad assistere a una conferenza tenuta a Trieste dal Museo archeologico dell’Istria.

Osservando le fotografie che corredavano la presentazione ha riconosciuto la sua casa natale di Zambrattia, che aveva abbandonato nel 1957 per trasferirsi a Trieste, e che ha fatto scattare i ricordi del passato, della sua travagliata vita, tra il servizio militare  in giro per l’ex Jugoslavia e l’impiego di postino nella natia Zambrattia e a Salvore, per finire  con l’episodio della scoperta della statuetta di Iside Fortuna. 

I suoi ottantuno anni si notano sul volto gentile, dove gli occhi si inumidiscono d’amore quando parla del paese natio e del padre Antonio, colui che trovò la statuina della dea. Successe nel lontano 1929, allorché Antonio Blasovich, che stava scavando la terra assieme ad alcuni vicini poco distante dalla sua casa, si imbatté in un interessante oggetto di bronzo: Iside Fortuna. Il seguito della storia del bronzetto è ben noto, d’allora in poi si custodisce nel Museo archeologico dell’Istria.

 

 

Catalogo

1. N.ro inv. A-4620 Figurina di bronzo di Iside Fortuna indossante il chitone, con cornucopia nella mano sinistra e timone nella destra. Sul capo calza un alto berretto isaico contenente la mezzaluna, un alto fiore di loto, il disco solare suddiviso in quattro campi; sul retro spicca il moggio. La parte inferiore della statuina è all’interno vuota.

Materiale/tecnica: bronzo, fuso

Dimensioni: altezza 9 cm, larghezza 3,8 cm, lunghezza 3 cm; peso 109,79 g

Luogo di ritrovamento: Salvore 1929; scoperta fortuita

Luogo di conservazione: Tempio d’Augusto, Museo archeologico dell’Istria, Pola

Datazione: I-III secolo

 

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 Iside Fortuna: La comunione di due dee

Mostra 

Via Carrara 4, Pola

 Una finestra sul passato  27.3. – 28.5.2018.

Autrice della mostra e del testo: Aneta Vežnaver

Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria

Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore: Darko Komšo

 Redazione: Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović

 Autore dell’allestimento, veste grafica: Studio NA BROJU 8 d.o.o.

Autori delle fotografie: Tanja Draškić Savić, Alfio Klarić

Autore del video: Studio NA BROJU 8 d.o.o. ; Alice Lorenzon

Allestimento tecnico della mostra: Monika Petrović

 Traduzione italiana: Elis Barbalich-Geromella

 Traduzione inglese: Neven Ferenčić

Consulente per la lingua greca: dr. sc. Milena Joksimović

Correzione dei testi: Adriana Gri Štorga, Milena Špigić, Katarina Zenzerović

 Stampa: MPS Pula 

Tiratura: 700

Pola, 2018.

 

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