La Cesta
Splendore musivo nella Basilica di S. Maria Formosa a Pola
Nel corso delle ricerche archeologiche effettuate a Pola nel 2016, nel settore est della navata meridionale della Basilica di S. Maria Formosa, sono venuti alla luce due frammenti originali di mosaico pavimentale (il maggiore nel campo della navata: una raffigurazione stilizzata di pampini; il più piccolo rappresentante una cesta tra due uccelli palustri). Il neoscoperto frammento figurativo con la cesta assume particolare rilievo tra le altre decorazioni più semplici e conosciute (motivi geometrici e vegetali stilizzati) dei mosaici pavimentali di questa basilica.
Accanto alla Basilica eufrasiana di Parenzo, quella di S.Maria Formosa è il monumento più significativo nel territorio della Croazia per la conoscenza dell’arte sacra risalente al periodo della riconquista giustinianea. Il biografo Agnello da Ravenna (prima metà del IX sec.) ha lasciato scritto che Massimiano, nativo dell’odierna Vestre presso Rovigno, arcivescovo ravennate (546-556), condusse il suo ministero con grande saggezza. Massimiano, un protetto di Giustiniano, fece costruire a Ravenna magnifici edifici - S. Vitale e S. Apollinare in Classe - mentre a Pola, dove operò da giovane come diacono, gli si deve l’erezione della stupenda Basilica di S. Maria.
La Basilica trinavata di S. Maria Formosa con absidi poligonali sulla facciata restrostante aveva due sacristie laterali, internamente circolari, e due mausolei contigui con pianta a croce. Oggi rimane conservata fino al tetto solo la cappella meridionale con pianta a croce da cui proviene il frammento di mosaico parietale della Traditio legis. La basilica era riccamente ornata di marmi, stucchi, mosaici parietali e pavimentali.
Il ritrovamento del mosaico raffigurante una cesta
Diversi frammenti di mosaico pavimentale policromo risultano già documentati nel 1902 e nel 1924 nella navata settentrionale e centrale di S. Maria Formosa, nonché – nel 2004 - nella sacristia nord. Tutte dette superfici sono decorate a motivi vegetali e geometrici stilizzati che, come la rappresentazione figurativa con la cesta, appartengono alla stessa bottega. Tutte le decorazioni pavimentali sono stilisticamente identiche o affini agli esempi diffusi nei territori che hanno subito la forte influenza dell’arte sacra ravennate.
Il frammento rappresentante la cesta e i due uccelli palustri appartiene alla larga cornice ornamentale pavimentale dell’intercolumnio meridionale ed è evidente che era stato posto proprio a metà fra due colonne (la larghezza della cornice probabilmente corrisponde alla larghezza della base delle colonne). È un frammento essenziale per determinare l’ambulacro originale della basilica, perché aderisce in maniera stabile direttamente al muro portante (a differenza degli altri che si sono gradatamente infossati).
È possibile che il motivo rispecchi una decorazione simile nel festone dell’arco tra le colonne, sapendo che nell’Eufrasiana di Parenzo si è conservata una stuccatura con raffigurazione affine (coppie di uccelli, ceste, cornucopia). Nella tarda antichità, a quanto sembra, la cesta con frutta andò man mano sostituendo il corno dell’abbondanza risalente al mito pagano sull’infanzia di Iuppiter. In altre parole, il motivo antico della coppia di volatili con kantharos è andato parallelamente completandosi con quello paleocristiano degli uccelli con la cesta (ad es. il mosaico Lin a Ocrida in Albania, il sarcofago di Ravenna - S. Francesco). La rappresentazione può venir interpretata pure attraverso i Vangeli: così come la fonte d’acqua (di vita) è simbolicamente fonte di fede, pure la frutta è nutrimento per gli uccelli del paradiso (Matteo 6, 26,31-33), cioè simbolicamente nutrimento spirituale per i fedeli.
posizione del mosaico
La cesta e il Nuovo testamento
È ricorrente nell'arte paleocristiana la presenza delle ceste quando viene rappresentata la parabola dei lavoratori della vigna (Giovanni 15,1-8; Matteo 20,1-16), e nelle scene figurative riprodotte sui rilievi dei sarcofagi (ad es. Roma-Luterano, Via Appia o Arles). Inoltre una cesta fa parte della parabola sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci presso il lago di Tiberiade (Giovanni 6,1-15; Matteo 14,13-21). Proprio nei pressi di quel lago biblico (ovvero nel monastero di Tabgha) c’è il mosaico pavimentale con la più famosa rappresentazione di una cesta tra due pesci. Il tema di questa parabola, in cui sono raffigurati Cristo e le ceste, si può osservare sui sarcofagi paleocristiani (ad es. Roma-Laterano, Girona-S. Felice) e negli affreschi murali delle più antiche catacombe di Roma (ad es. il cubicolo di S. Cecilia o SS. Marcellino e Pietro in combinazione con una coppia di uccelli).
Frequenti esempi di raffigurazioni di uccelli e ceste nelle vigne si riscontrano nei mosaici pavimentali in Israele (ad es. a Gerusalemme S. Polieutto, Beth Shean, Cesarea), in Giordania (Madaba – S. Stefano), o della cesta fra una coppia di uccelli (Golan – monastero Kursi). Peraltro i frutti di particolare rilievo della terra promessa sono l'uva e le mele granate (Mosè 14,23-24). La più fastosa rappresentazione di una cesta con pavoni è quella proveniente da Antiochia (frammento oggi al Worcester Art Museum, USA).
Ripresa da: Garucci P. R. 1873, T. 51.
La cesta come capitello
Per la sua forma la cesta sembra un capitello e in effetti, secondo la leggenda, è stata proprio detta forma a dare origine allo stile corinzio dell’architettura antica. Lo scultore greco Callimaco (400 a.C. circa) si sarebbe ispirato alla forma di una cesta ricoperta di foglie di acanto notata sulla tomba di una fanciulla a Corinto. Nel Duomo di Pola risulta documentato alla fine del XVIII sec. un capitello di marmo proconnesio, scolpito in due fasce (in basso rappresenta una cesta, negli angoli in alto 4 uccelli). Esempi simili sono numerosi in tutto il Mediterraneo (ad es. in Egitto: Antinoopolis, in Italia: Roma - S. Clemente, Giurdignano – S. Salvatore, Poggiardo - S. Maria). Il capitello di Pola è, a quanto sembra, opera della bottega imperiale di tagliapietre di Costantinopoli. Date le dimensioni apparteneva con tutta probabilità al ciborio.
Nel mausoleo meridionale della Basilica di S. Maria Formosa si sono conservate parti originali di una decorazione a stucco. Sulla cornice dell’abside è rappresentata una serie di uccelli affrontati (pavoni) con la croce e nella volta della cupola una corona di alloro. Ognuno dei quattro bracci della corona fuoriesce da una propria cesta (come un capitello) con frutta. Un motivo simile con la cesta e la corona di alloro si ritrova come mosaico parietale in Italia (S. Maria Capua Vetere: S. Prisco – Saccello di S. Matrona, Ravenna: S. Croce - mausoleo di Galla Placidia). A Ravenna il motivo della cesta e degli uccelli venne elaborato in tecniche varie: a stucco (Battistero Neoniano), come mosaico parietale (S. Vitale), come dipinto murale (S. Apollinare in Classe).
La cornice del mosaico pavimentale
Il pavimento musivo nella navata meridionale della Basilica di S. Maria Formosa è decorato a pampini stilizzati separati dal motivo con la cesta da una larga bordura policroma, in cui un lungo viticcio a „S“ crea due serie affrontate di esemplari floreali stilizzati a tre petali. È un tipo di bordura molto diffuso, soprattutto nei mosaici pavimentali delle basiliche giustinianee dal Vicino Oriente all’Africa settentrionale. Tracce di questo motivo bordante sono presenti in tutte le tappe raggiunte dalla spedizione militare di Giustiniano guidata da Belisario che, attraverso la Tunisia, passò in Sicilia per entrare trionfante a Roma e a Ravenna. Troviamo un motivo simile negli edifici sacri di Israele (ad es. Qit Yat Gat, Hirbet Madras, Negev-Hura, Golan – monastero Kursi), Libia (Sabrata), Tunisia (Cartagine) e in Italia (ad es. Fermo, Ravenna – S. Michele in Africisco, Trento – S. Vigilio, Grado – S. Eufemia). Una decorazione marginale identica si trova a Pola nel mosaico pavimentale del presbiterio del Duomo e, naturalmente, allo stesso modo è ornata la bordura dei campi pavimentali in ambedue le navate laterali e nella sacristia settentrionale della Basilica di S. Maria Formosa.
È ricorrente nell'arte paleocristiana la raffigurazione (messaggio spirituale) dei simboli cristiani posti fra una coppia di elette creature celesti. Ai loro lati vengono rappresentati uccelli (di solito pavoni – uccelli del Paradiso), agnelli, pesci, cerbiatti/ cervi. Al centro si trovano frequentemente il monogramma di Cristo (assunto da Costantino come segno divino di vittoria e un serto di alloro), la croce, ma anche un kantharos o una cesta. Il frammento musivo del motivo con la cesta era parte indubbia del fastoso splendore esornativo che abbelliva la Basilica di S. Maria Formosa. Questa dignitosa immagine va a completare la ricercata ricchezza concettuale dell’ornamentazione artistica (assieme all’architettura dell’edificio) degli interni realizzati da maestri artigiani di eccezionale valentia. Un’opera enorme, unica e unitaria, resa possibile dalla saggezza e dall’autorità dell’arcivescovo Massimiano, la personalità più importante della politica giustinianea nell’Alto Adriatico.
Catalogo
1. Mosaico pavimentale policromo (S-16040; frammento di 168 x 132,5 cm) in cui è rappresentata una cesta con tre ghiere: in basso, al centro e in alto. La parte inferiore dell’intreccio è resa con linee perpendicolari, quella superiore con linee oblique contrapposte. In cima alla cesta ci sono 9 frutti tondeggianti (mele granate?). In alto, su ambo i lati della cesta, spuntano ciuffi di foglie da cui ricade un nastro cuoriforme. Il motivo è completato da una coppia di uccelli palustri affrontati. Ambedue sono trampolieri dal lungo collo: quello a sinistra con fronte rossa (una gru?) è il meglio conservato. In alto a sinistra si è conservata parte della bordura pavimentale della navata meridionale.Due sequenze affrontate di fiori stilizzati a tre petali creano un viticcio a „S“. Tessere (marmo, calcare, terracotta): colori verde e bianco, grigio, nero, ocra, rosso, rosso-rosato in diverse sfumature. Pola – Basilica di S. Maria Formosa – intercolumnio meridionale – VI sec.
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2. Capitello (S-145; 30,5 x 43 cm) di marmo proconnesio con due zone decorate. In basso è scolpita „a traforo“ la cesta (intreccio diagonale di triplici nastri), dagli angoli in alto spuntano 4 uccelli. La base (28 cm) è formata da due cerchi realizzati come cordoni, mentre la lastra dell’abaco è decorata da una serie di viticci stilizzati. Pola – Duomo dell’Assunzione della Beata Vergine Maria – fonte battesimale (?) – VI sec.
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LA CESTA
Mostra
Via Carrara 4, Pola
Una finestra sul passato
21.09. - 21.11.2017.
Autore della mostra, del testo e delle fotografie: Željko Ujčić
Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria
Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore : Darko Komšo
Redazione: Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović
Autore dell’allestimento, veste grafica: Vjeran Juhas
Lavori di conservazione e restauro (il mosaico): Istituto Croato di restauro
Toni Šaina, Matko Kezele, Tea Trumbić, Ivan Valušek, Andrea Knežević
Allestimento tecnico della mostra: Đeni Gobić-Bravar, Andrea Sardoz, Zoran Grbin, Admir Dizdarević, Milan Stanić
Traduzione italiana: Elis Barbalich-Geromella
Traduzione inglese: Neven Ferenčić
Correzione dei testi: Milena Špigić, Katarina Zenzerović, Adriana Gri Štorga, Đeni Gobić-Bravar
Stampa: MPS Pula
Tiratura : 700
Pola, 2017.