La musica sul cofanetto Raffigurazioni musicali e tersicoree sullo scrignetto osseo polese del X sec. di Darko Komšo
La musica è l’arte che organizza i suoni secondo un senso, nel tempo e nello spazio, ed è, alla stregua della danza, antica come il genere umano - e l’archeologia lo conferma. La parola croata „glazba“(=musica) deriva dallo slavo „glas“(=suono). Più romantica l’origine del termine „musica“. I Greci la ritenevano „l’arte delle Muse“μουσική τέχνη (mousikē téchnē), di cui ci è rimasta solo la prima parola derivata a sua volta da μούσα (mousa) ‘musa’. Nel mondo si è poi diffusa la sua forma latinizzata: musica. In Croazia una delle più belle rappresentazioni della musica e della danza è quella sfoggiata dal cofanetto osseo del X sec. che si conserva a Pola.
Appartiene a un gruppo di una quarantina di scrignetti analoghi di osso e avorio, realizzati nelle botteghe bizantine di Costantinopoli. Di forma rettangolare, sono noti come „cofanetti a rosette“, così detti per gli ornamenti floreali che incorniciano le placchette istoriate a bassorilievo sui loro lati. Vi sono raffigurati per lo più personaggi mitologici: divinità, eroi o putti (bimbetti paffuti con o senza ali) e, più raramente, scene mitologiche.
Ne fa parte – come detto - anche il cofanetto polese, che ha una storia estremamente interessante.Venne forgiato verso la metà del X sec. nelle botteghe bizantine di Costantinopoli, ma non si sa esattamente quando comparve nell’Alto Adriatico. Su un suo lato, nel 1846, venne annotato che il piccolo scrigno era stato scoperto il 18 gennaio 1592 sotto l’altare di S. Caterina, un tempo situato nella chiesa di S. Giorgio a Pirano, e che conteneva le reliquie di santi sconosciuti. Dal 1884 il cofanetto si trovava al Kunsthistorisches Museum di Vienna, finché nel 1921 venne restituito all’Italia, ma non finì a Pirano, bensì nel museo di Pola. Durante la II guerra mondiale fu trasferito nel Museo civico di Trieste e infine, dopo il 1945, tornò al Museo archeologico dell’Istria di Pola, dove è inventariato col numero S-344.
Il cofanetto polese è un contenitore di legno, ben conservato, con coperchio a scivolo, i cui lati sono rivestiti da placchette ossee istoriate, due più grandi e due più piccole, orlate di fasce ossee a rosette. Le parti ossee sono saldate alla base lignea da turacciolini rotondi.In origine, sul lato più corto di destra del cofanetto, era montata anche una minuscola serratura. Tra i campi istoriati e le fasce a rosette vi sono singoli tasselli di avorio. Sulle incisioni si osservano ancora tracce di doratura e anche di colorazioni (rosso, verde e azzurro). Sul lato posteriore, sempre in origine, c’era pure una terza grande placchetta. Al suo posto, nel 1846, venne inserita la suddetta testimonianza in latino, inerente alla storia del contenitore. Il cofanetto misura 31,10 cm x 17,0 cm x 13, 1 cm e pesa 2300 grammi .
Dall’aspetto iconografico il cofanetto polese assomiglia moltissimo al manufatto più famoso di questo genere, il cofanetto di Veroli, che si conserva al Victoria and Albert Museum di Londra. È evidente che i motivi furono presi dallo stesso prototipo, forse anche da un unico libro con immagini da copiare, un tempo usato dai maestri intagliatori per realizzare i cofanetti in questione, oppure da qualche manoscritto illustrato. È lecito supporre che l’acquirente o committente scegliesse le placchette in base ai propri gusti.
Diverse le scene rappresentate sullo scrignetto di Pola. Scene musicali e danze sono raffigurate sulla grande piastra anteriore e in parte in quella più piccola di destra. Generalmente i musicanti sono un motivo frequente nei „cofanetti a rosetta“. Il rilievo sul lato anteriore rappresenta un corteo pseudo-dionisiaco in stato di estasi, con menadi danzanti accompagnate da un gruppo di suonatori. All’estrema sinistra c’è un giovanetto alato con flauto traverso (gr. Plagiaulos) e, subito accanto a lui, una coppia di ballerini formata da una menade con due torce accese e un centauro alato. Alla loro destra tre figure: due menadi nude, di cui quella a sinistra ha in mano uno svolazzante mantello e quella a destra due torce accese; in mezzo a loro un personaggio alato, che suona un flauto di Pan, o siringa, a sei canne (cr. Trstenice, gr. Syrinx). All’estremo angolo di destra c’è un Eracle alato, che suona uno strumento a corda poggiato sul suo piede sinistro, simile a una piccola arpa a 11 corde, con impugnatura trasversale.
La scena prosegue anche nel rilievo laterale di destra, al cui margine di sinistra è parzialmente raffigurato un centauro che suona la siringa a cinque canne. A cavalcioni del centauro un putto che batte i cembali. Da quanto sin qui detto gli strumenti musicali visibili sul lato anteriore e e su quello laterale di destra del cofanetto polese sono: il flauto traverso, il flauto di Pan, l’arpa e il cembalo.
Il flauto traverso (gr. plagiaulos)
Il flauto è uno strumento musicale a fiato. Può essere diritto (dolce) o traverso . Nel flauto traverso si soffia in cima allo strumento tenendolo orizzontale. La sua semplicità ne rivela l’antichità. È piuttosto frequente sui cofanetti.Le illustrazioni riportate nei manoscritti lasciano ritenere che questo tipo di flauto fosse lungo sui 60 centimetri e che venisse suonato con la mano destra.
L’arpa
L’arpa è uno strumento a corda che si suona con le dita. Era presente sin dalla notte dei tempi in Asia, Africa ed Europa.Le prime arpe vengono datate attorno ai 3.500 anni a.C.
Quella rappresentata sul cofanetto polese ha 11 corde e per suonarla veniva appoggiata al piede del musicista. Spesso gli studiosi dibattono se sui cofanetti lo strumento ritratto sia un’arpa o una lira, che sono strumenti a corda simili: quello che li distingue è il modo di suonarli. L’arpa si suona esclusivamente con le dita, mentre la lira si suona con il plettro (gr. plectrum). Su tutti i cofanetti di osso lo strumento rappresentato viene suonato con le dita, quindi si tratta senza dubbio di una piccola arpa, che viene suonata appoggiata a un piedistallo o al piede dell’arpista. La particolarità dello strumento è un’impugnatura aggiuntiva che viene afferrata con la mano sinistra. Questo specifico tipo di arpa è rappresentato esclusivamente sui cofanetti di osso e nel Salterio di Parigi, dove si vede re David che canta i salmi accompagnandosi con l’arpa, il che è un ulteriore argomento a favore del fatto che proprio di questo strumento si tratta.
Il flauto di Pan (gr. syrinx)
To je puhački instrument koji se sastoji se od 4 do 18 povezanih cjevčica od trske. Prvi su ga koristili stari Grci, a najstariji tragovi zabilježeni su na cikladskim otocima tijekom trećeg tisućljeća prije Krista. Najčešće su ga svirali pastiri. Postoje razne priče o postanku ovog instrumenta, a najpoznatija ga veže za boga Pana. Po grčkoj mitologiji, zaštitnik pastira Pan zaljubio se u nimfu po imenu Syrinx. Bježeći od Pana, Syrinx je zamolila Zeusa da je spasi, i on ju je pretvorio u trsku. Pan je, bijesan zbog gubitka, razbio trsku, a zatim je, tužan zbog nesretne ljubavi, poljubio tu istu trsku. Kada je otkrio da njegov dah, prolazeći kroz trsku može stvoriti zvukove, izradio je glazbeni instrument koji nosi ime izgubljene nimfe.
Il cembalo (gr. kymbalon)
Il cembalo o cembali è uno strumento a percussione, di solito di bronzo, che si usa in coppia. Il nome deriva dal greco κύμδαλον (kymbalon), che significa ‘recipiente’. È antichissimo e si trova raffigurato in rilievi e pitture delle antiche civiltà babilonese, egizia, greca e romana. Spesso è citato anche nella Bibbia.
1. Il „cofanetto a rosette“ di Pola Luogo di fabbricazione: Costantinopoli ?, X sec. Collocazione originaria: Pirano, chiesa di S. Giorgio. Luogo di conservazione: Museo archeologico dell’Istria, Pola, n.ro inv. S- 344. Materiale: osso, avorio. Dimensioni: 31,0 x 17,0 x 13,1 cm. Peso: 2.300 gr.
BIBLIOGRAFIA:
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La musica sul cofanetto - Raffigurazioni musicali e tersicoree sullo scrignetto osseo polese del X sec Music on a Casket
Mostra
Via Carrara 4, Pola
Una finestra sul passato 27.01. - 05.03.2017.
Autore della mostra e del testo: Darko Komšo
Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria
Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore: Darko Komšo
Redazione: Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović
Autore dell’allestimento, veste grafica: Vjeran Juhas
Autore delle fotografie: Goran Vranić
Autore del video in 3D: Boris Rumora - ASAP, Pula
Allestimento tecnico della mostra: Andrea Sardoz, Admir Dizdarević
Traduzione italiana: Elis Barbalich-Geromella
Traduzione inglese: Neven Ferenčić
Correzione dei testi: Adriana Gri Štorga, Milena Špigić, Sunčica Vrbanić Peruško
Stampa: MPS Pula
Tiratura: 700
Pola, 2017.