Le tecniche decorative applicate al vasellame ceramico romano per bevande
Il termine latino poculum comprende tutti i recipienti usati per bere. Data questa vaghezza della terminologia, in letteratura si incontrano nominativi differenti per gli stessi tipi di recipienti destinati alle bevande: bicchiere, coppa, boccalino, tazza. Nel presente scritto il termine bicchiere viene usato per i contenitori senza manici e il termine tazza per quelli con uno o due manici. I bicchieri erano recipienti da tavola di uso quotidiano per bevande, di piccole dimensioni, alti al massimo 15 cm. Erano lavorati al tornio o ottenuti tramite stampo da argilla raffinata e foggiati in modo da poter essere afferrati con una mano. Gli esemplari qui prescelti appartengono al tipo del vasellame fine da mensa, i quali sono in effetti imitazioni di recipienti di metallo nobile e di vetro: rientrano nelle ceramiche a pareti sottili e nelle ceramiche sigillate (terra sigillata).
La ceramica a pareti sottili veniva prodotta alla ruota del vasaio o tramite stampo e si ricavava da argilla raffinata di qualità. Lo spessore delle sue pareti variava dagli 0,5 mm ai 5 mm; in media le pareti erano dunque spesse 2-3 mm. Le forme più ricorrenti erano i bicchieri e le ciotoline semicircolari, ma risultano pure tazze, ciotoline a una o due anse, pentolini e boccalini. La loro produzione è attestata dal II secolo a. C. alla fine del III secolo d. C. all’incirca, in particolare nelle province settentrionali dell’Impero.
Con il sintagma terra sigillata si indica un tipo di fine ceramica romana da mensa, la cui principale caratteristica è data dal brillante rivestimento rosso. L’argilla usata per la lavorazione delle ceramiche sigillate era infatti molto depurata e ricca di ossido di ferro. Veniva cotta a temperature fra i 900 °C e i 960 °C e, una volta raffreddata, era immersa in una densa soluzione di argilla e acqua per essere poi rimessa in forno in modo che la soluzione argillosa si trasformasse in una sottile pellicola intensamente rossa con riflessi metallici. In base al metodo di lavorazione si distinguono due gruppi di terre sigillate: la terra sigillata „liscia“ ossia non decorata e quella „a rilievo“ ossia decorata. La prima, quella liscia, si realizzava al tornio, quella a rilievo era prodotta in stampo. La produzione della ceramica sigillata prese l’avvio nel centro Italia, donde si diffuse in seguito in tutte le regioni dello stato romano. Botteghe furono fondate anche in Gallia, nella Penisola iberica, in Pannonia, Rezia, Africa e in Oriente, nel periodo compreso fra il I secolo a. C. e la fine del II secolo.
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Le tecniche decorative
L’argilla è un materiale duttile, che permette l’utilizzo di un gran numero di tecniche e motivi decorativi. Gli ornamenti per abbellire i recipienti ceramici possono venir realizzati prima della cottura (su superfici argillose lisce o grezze non cotte) o dopo la cottura (su superfici cotte non levigate e levigate), fermo restando che ci sono delle tecniche che si possono adottare sia prima sia dopo la cottura. Le diverse tecniche vengono distinte in varie categorie. Per le superfici grezze non cotte si ricorre alle seguenti: incisione, decorazione impressa, decorazione applicata, formatura, decorazione a stampo e incrostatura e alle loro numerose sottovarianti, nonché alla levigatura e alla decorazione pittorica. Queste ultime due posso venir impiegate pure su superfici cotte non rivestite e quella pittorica anche sulla ceramica cotta invetriata. Uno stesso recipiente può esibire decorazioni effettuate in un’unica tecnica oppure in tecniche differenti fra loro combinate (fig. 1). Inoltre ci sono delle tecniche di lavorazione delle superfici ceramiche che possiedono pure un ruolo esornativo, come i rivestimenti argillosi e gli smalti.
Nel presente lavoro vengono trattate più da vicino solamente le tecniche decorative applicate agli esemplari di vasellame per bevande qui esposti.
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L’incisione
Questa è in sostanza una tecnica decorativa che appartiene all’arte grafica, ed è una delle più diffuse con molti sottotipi. Si esegue con le punte di attrezzi di varia forma esercitando una pressione di diversa intensità sulla superficie grezza e non cotta dell’argilla. La sezione di una linea incisa da un attrezzo appuntito e acuminato ha la forma della lettera V, mentre la sezione di una linea ottenuta con uno strumento dalla punta arrotondata e angolata assume la forma di una U. Le incisioni possono venir praticate con coltellini, bastoncini, punteruoli, con le dita, unghie, conchiglie, semi di cereali, fili sottili, sigilli, ecc., ma anche con oggetti simili a pettini, scopette o rotelline. Gli ornamenti a pettine o a scopetto (scopettati) sono simili, ma i primi sono più profondi e i suoi motivi hanno la forma di fasce orizzontali, ondulate, inclinate o a zigzag, più o meno larghe, mentre lo strumento somigliante a una scopetta crea un ornamento superficiale, di solito distribuito su tutto il recipiente a parte il collo e la tesa (n.ro cat. 1). L’arnese a forma di rotella serve a imprimere sulla superficie dell’artefatto una decorazione che crea un nastro in cui vengono reiterati vari motivi: a forma di virgolette (n.ro cat. 2), triangolini o rombi.
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La levigatura
Si effettua (n.ro cat. 3) raschiando la superficie del recipiente ceramico fino a raggiungere un alto grado di lucentezza. Prima della lavorazione e della cottura, la superficie deve essere uniforme e liscia e la texture dell’argilla fine. Per ottenere una superficie siffatta si procede per tappe. La superficie umida del recipiente (prima dell’essiccazione) va pulita senza aggiunta di acqua. Così facendo l’argilla che si estende tra i granelli più grossolani viene pareggiata, mentre la superficie rimane comunque diseguale e ruvida e rivela le tracce e i tratti della pulitura eseguita. La superficie argillosa ancora bagnata (prima dell’essiccazione) subisce un risciacquo con acqua che eliminerà le irregolarità esterne: quelle tuttavia rimanenti saranno rimosse lustrando la superficie semidisidratata dopo l’essiccazione. Per le operazioni di levigatura si possono usare straccetti o pezzi di pellame, ciottoli lisci, oggetti di osso o legnetti duri. Il procedimento può eseguirsi sia prima sia dopo la cottura. La levigatura eseguita prima della cottura non ha un ruolo decorativo, a meno che non venga abbinata a un altro tipo di ornamentazione. Più rara la levigatura decorativa dopo la cottura, e di solito in forma di motivi rettilinei. Una superficie siffatta è doppiamente levigata, perché dopo la cottura viene nuovamente e intensamente lisciata ed acquista una lucentezza molto più viva di una superficie polita una sola volta.
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La decorazione applicata
L’aspetto decorativo ha qui un ruolo secondario, perché la funzione primaria delle applicazioni è pratica, dato che servono ad assicurare una presa sicura della mano sull’oggetto, ad evitare che sfugga di mano (n.ro cat. 4). Le applicazioni vengono aggiunte all’argilla semiessiccata, ma pur sempre umida, su cui fissare il motivo o la decorazione desiderata, con ciò che la decorazione e la superficie argillosa che la accoglie devono avere lo stesso tasso di umidità altrimenti l’ornamento si staccherà. Quest’ultimo ha in prevalenza una semplice forma geometrica (fig. 2), ad eccezione di quelli (zoomorfi, antropomorfi, vegetali, astratti) ottenuti in stampi, che risaltano in particolare quando disposti in maniera acconcia e in gran numero.
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La barbottina
È un tipo di applicazione grazie alla quale il recipiente di ceramica viene dotato di una decorazione a rilievo, realizzata incollando un impasto argilloso (argilla liquida) alla superficie ruvida del vasellame prima della cottura.
La barbottina grezza viene così chiamata quando è applicata in grossi strati; se invece è aggiunta perpendicolarmente viene detta barbottina scanalata. Si procede spruzzando sulla superficie del recipiente dell’argilla acquosa o semiliquida, dopo di che la superficie viene livellata o spalmata di barbottina a dita unite o separate. Sulla superficie così lisciata si formano delle prominenze più o meno pronunciate, che dipendono dalla quantità di impasto argilloso applicato, per cui sul vasellame risulta un effetto di rilievo.
La barbottina fine è quella che si ottiene quando l’argilla liquida viene applicata con un pennello. Con la decorazione a barbottina si possono realizzare solamente semplici motivi geometrici, vegetali (n.ro cat. 5) e stilizzati (fig. 3) come piccole bugne, squame, perline, freccette, gocce, puntini, spirali, fiori, foglie di forma varia, ecc. Sono decorazioni applicabili pure con la lavorazione a stampo.
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La decorazione a stampo
Tramite questa tecnica le decorazioni a rilievo si ottengono in uno stampo monoblocco (negativo). Gli stampi si utilizzano per creare recipienti strutturati, e unicamente per quelle loro parti che vanno decorate, mentre il resto del contenitore viene foggiato sulla ruota. Possono essere concavi, in tal caso l’argilla vi viene colata, oppure convessi, e allora l’argilla vi viene calcata.
La base di uno stampo d’un solo pezzo viene realizzata alla ruota in un grosso strato di argilla. La decorazione viene pigiata sulla parte interna dello stampo tramite un „sigillo“ con motivi figurativi, vegetali e geometrici, dopo di che viene rifinita nei piccoli dettagli e con bordure realizzate con le rotelline e a mano utilizzando uno stilo.
Prima di venir usato, uno stampo dello spessore di circa 1 cm subiva la cottura. Una volta sistemato sul tornio era pronto per l’uso e i recipienti si modellavano spalmandovi in maniera uniforme con le dita l’argilla, comprimendovela o versandovela finché non traboccava. Infatti negli stampi l’argilla si essiccava molto presto perdendo in volume, sicché era poi facile estrarla dalla forma. Per scongiurare la possibilità che il calco si incollasse allo stampo causando poi fenditure, si ricorreva ad alcuni accorgimenti come l’aggiunta di sabbia, argilla secca macinata e cenere. Prima di passare in forno, il recipiente poteva venir ulteriormente rifinito, mentre lo stampo veniva subito riusato per fare un nuovo contenitore.
In questa mostra vengono presentati, con un esemplare ciascuno, un bicchiere Aco (n.ro cat. 6), una tazza Sarius (n.ro cat. 7) e un bicchiere corinzio (n.ro cat. 8). I bicchieri Aco e le tazze Sarius devono il loro nome alle rispettive botteghe, ovvero ai nomi dei vasai che vi sono impressi: Aco Acastus e Sarius-Surus. I bicchieri Aco hanno corpo alto e un orlo piccolo, e l’ornamento è posto sui due terzi inferiori del contenitore. Le tazze Sarius sono realizzate nella tecnica della terra sigillata, hanno due anse e si compongono di due parti; la forma è panciuta strizzata al centro. La loro parte inferiore, che è decorata, si ottiene nello stampo. I bicchieri corinzi (coppe) traggono il nome dal luogo di produzione, Corinto, dove sono stati rinvenuti in grande numero. Hanno la forma di una pisside e come tipo somigliano maggiormente al Dragendorff 30.
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CATALOGO
Abbreviazioni:
a. – altezza
l. – larghezza
do. – diametro dell'orlo
df. – diametro del fondo
sp. – spessore della parete
ap. – altezza del piede
am. – altezza del manico
1. Bicchiere di ceramica a calotta, pareti sottili, orlo più stretto e fondo piano. Ricostruzione. Colore grigio, rivestimento di vetrina nera poco brillante. Decorazione a scopetto, con fitte e sottili scanalature orizzontali.
Contrassegno inventariale: A-5259
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia dura), tornio
Dimensioni: a. 6,8 cm; l. 9,2 cm; do. 8,8 cm; df. 3,6 cm; sp. 0,1 cm
Luogo del ritrovamento: Pola, sito sconosciuto
Datazione: ultimo terzo del I secolo
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2. Tazza biconica, pareti sottili, colore grigio. La parte superiore è obliqua, quella inferiore conica. Piede stretto e leggermente sagomato. Sulla parte superiore piana del corpo, sotto l’orlo, sono collocate due anse. Nella parte superiore decorazione a fascia, con virgolette fittamente incise realizzate tramite rotellatura, racchiusa fra due scanalature orizzontali incise.
Contrassegno inventariale: A-10896
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia tenera), tornio
Dimensioni: a. 6,5 cm; l. 12,5 cm; do. 12 cm; df. 4,7 cm; dp. 0,3 cm; am. 2,6 cm; sezione manici 1 cm x 0,6 cm
Luogo del ritrovamento: Pola, Campo Marzio, 1985/1986
Datazione: fine del I secolo - II secolo
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3. Bicchiere cilindrico di ceramica, pareti sottili del tipo Conspectus 50.3.2. Ricostruzione. Sul fondo piede basso, compatto e piano, esternamento cinto da un anello. Sul bicchiere rivestimento marrone scuro lucente, levigato, con linee orizzontali incise.
Contrassegno inventariale: A-5765
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia dura, risonante), tornio
Dimensioni: a. 10,4 cm; do. 8,2 cm; df. 5,3 cm; sp. 0,2-0,3 cm
Luogo del ritrovamento: sconosciuto
Datazione: ultimo quarto del I secolo a. C.- primo terzo del I secolo d. C.
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4. Bicchiere di ceramica, pareti sottili, colore arancione con smalto nero-marrone opaco. Ricostruzione. Orlo triangolare ingrossato. Decorazione di applicazioni coniche alte 0,5 cm sulla parete.
Contrassegno inventariale: A-5817-BK
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia dura); tornio
Dimensioni: a. 10 cm; l. 10,5 cm; do. 9 cm; df. 6,3 cm; sp. 0,3 cm
Luogo del ritrovamento: Brioni Maggiore, Castrum
Datazione: prima metà del I secolo
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5. Tazza di ceramica, pareti sottili, piede basso e compatto. Orlo basso, leggermente estroflesso, corpo arrotondato, conico in basso. Color grigio rivestito di vetrina nera brillante, internamente ed esternamente. Un solo manico verticale e nastriforme rimasto di forma semicircolare, con due scanalature longitudinali. Una decorazione a barbottina sulla parte superiore della tazza crea un rilievo a fascia alto 2,4 cm, con motivi stilizzati di viticci e boccioli in serie.
Contrassegno inventariale: A-5258
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia dura), tornio
Dimensioni: a. 5,6 cm; l. 9,2 cm; do. 8,5 cm; df. 3,2 cm; sp. 0,2 cm; am. 2,2 cm; sezione manico 0,9 cm x 0,5 cm
Luogo del ritrovamento: Pola, sito sconosciuto
Datazione: seconda metà del I secolo - prima metà del II secolo
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6. Bicchiere Aco (ceramica dalle pareti sottili) conico, alto e stretto, colore arancione chiaro, senza rivestimenti. Ricostruzione. Fondo piatto, orlato con due scanalature. I due terzi inferiori del bicchiere sono decorati con un motivo di minuscole goccioline ottenuto nello stampo, che termina in basso con una linea a zigzag. Il campo superiore è delimitato da un nastro orizzontale con motivo fogliato.
Contrassegno inventariale: A- 5348
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia dura, risonante), tornio
Dimensioni: a. 12 cm; l. 8 cm; do. 7,6 cm; df. 4 cm
Luogo del ritrovamento: Albona, Vines
Datazione: ultimo terzo del I secolo a. C. – inizio I secolo d. C.
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7. Tazza frammentata e ricostruita di terra sigillata del tipo „Sarius Surus“, colore arancione e vetrina arancione poco brillante. La parte superiore non è decorata, al centro scorre un anello liscio non rifinito. Due manici nastriformi contrapposti presentano quattro scanalature longitudinali. La parte inferiore della tazza è abbellita da un motivo a rilievo stampato, che contiene fasci di gigli alternati a boccioli, legati al centro da un fiocco. Tra i fasci vi sono tre piccole rosette a sette petali collocate l’una sopra l’altra. La rosetta inferiore è visibile solo a metà, perché l’altra metà è nascosta dal piede basso.
Contrassegno inventariale: A-5254
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia dura), tornio
Dimensioni: a. 8,5 cm; l. 10,5 cm; do. 9,3 cm; df. 5,1 cm; am. 3,2 cm; sezione manico 1,7 cm x 0,5 cm
Luogo del ritrovamento: Pola, sito sconosciuto
Datazione: ultimo quarto del I secolo a. C. – fine I secolo d. C.
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8. Bicchiere corinzio con decorazione a rilievo su basso piede anulare. Ricostruzione. Colore marrone esternamente non uniforme, smalto ocra poco brillante, internamente marrone opaco. La decorazione a rilievo è orlata di cerchietti e rappresenta scene religiose di carattere dionisiaco. Da sinistra a destra sono raffigurati: un sacerdote presso un’ara, un albero, due figure e un animale sacrificale, una menade con tirso sulla spalla volta a sinistra e un satiro volto a destra. Su un piccolo frammento del bicchiere si vedono una sacerdotessa davanti a una statua di Priapo e un tripode.
Contrassegno inventariale: A-5778
Materiale/tecnica: ceramica (terraglia dura), tornio
Dimensioni: a. 5,3 cm; l. 8,2 cm; do. 8,7 cm; df. 5,7 cm; sp. 0,3 cm
Luogo del ritrovamento: sconosciuto
Datazione: seconda metà del II secolo – III secolo
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Bibliografia
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OŽANIĆ, I. 1998. Gradina Osječenica - Antičko razdoblje, Opuscula Archaeologica, 22, 1998, Zagreb, 27-80.
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TONC, A., FILIPOVIĆ, S. 2011. Novi osvrt na ACO pehar iz Osijeka, Vjesnik Arheološkog muzeja u Zagrebu, Vol. 43, No. 1, 2010, Zagreb, 503-518.
ZLATUNIĆ, R. 2007. Nastanak gline, tehnologija i mineralogija keramike, Histria archaeologica, 36/2005, Pula, 61-114.
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Le tecniche decorative applicate al vasellame ceramico romano per bevande
Mostra
Via Carrara 4, Pola
Una finestra sul passato
26. 10. 2021. – 25. 1. 2022.
Autore della mostra e del testo:
Tomislav Franić
Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria
Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore: Darko Komšo
Redazione:
Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović
Autore dell’allestimento, veste grafica:
Vjeran Juhas
Coordinatrice della mostra:
Monika Petrović
Autore delle fotografie:
Vjeran Juhas
Disegni:
Ivo Juričić
Traduzione italiana:
Elis Barbalich-Geromella
Traduzione inglese:
Neven Ferenčić
Correzione dei testi:
Irena Buršić, Adriana Gri Štorga, Milena Špigić
Stampa: MPS Pula
Tiratura: 500
Pola, 2021.