Pesce: due esempi paleocristiani di Pola
Introduzione
La Basilica di S. Maria Formosa di Pola venne costruita ai tempi dell’istriano Massimiano, arcivescovo di Ravenna (546-556). I suoi mosaici pavimentali policromi riproducevano temi cristiani, resi mediante semplici motivi geometrici stilizzati, da cui tuttavia promanava un’atmosfera mistica di sapore marinaresco e mediterraneo. In quell’ambiente i fedeli entravano sommessi accedendo simbolicamente alla vigna del Signore e alla rappresentazione del mare, da cui emergeva anche il motivo del pesce.
Da semplici pietre le ancore col tempo evolvettero in esemplari irregolarmente oviformi, quadrati o conici, dotati di un foro per annodarvi le funi. Un’ancora di pietra con foro è menzionata pure dallo storico greco Erodoto nel V sec. a. C.
Il simbolismo del pesce paleocristiano
Il motivo del pesce è uno dei più antichi e conosciuti simboli dell’epoca paleocristiana. Il suo significato viene esaltato già nella patristica latina e greca. Tertulliano (160 circa-240 circa) paragona i cristiani ai pesci, nati, come Cristo, in acqua. Il pesce simboleggia il Cristo, ma così pure il fedele che trova la salvazione tramite il battesimo. Clemente Alessandrino (150-215 circa) raccomandava ai cristiani di usare il simbolo sui sigilli degli anelli. Il suo discepolo Origene (185-253) sottolineava che il pesce era un annuncio di Cristo. Agostino d’Ippona (354- 430) riteneva che un fedele sincero fosse simile a un buon pesce, ed affermava che esso indica il Cristo. Fu Agostino a trasmettere l’acrostico, attribuito alla Sibilla, che contiene il termine pesce (gr. ίχθύς: ichthys), acronimo delle parole Gesù (Ιησούς) Cristo (Χριστóς) Figlio di Dio (Θεού υιóς) Salvatore (Σωτήρ). Perciò nella criptolingua paleocristiana questo simbolo è l'ideogramma che rappresenta il Cristo.
Il suo significato simbolico viene accentuato nel Nuovo Testamento. Dopo la pesca miracolosa Gesù invitò i fratelli Simone (Pietro) e Andrea, pescatori, a farsi "pescatori di uomini" (Marco 1, 17-18). Un segno della missione apostolica dei seguaci di Pietro, in quanto vescovo di Roma, è il cosiddetto anello del pescatore (anulus piscatoris). In senso eucaristico-cristologico nei Vangeli il significato del pesce viene enfatizzato nell’episodio della miracolosa moltiplicazione dei pani e dei pesci (Matteo 14, 15-21; Giovanni 6, 4-44) e allorché il Cristo risorto condivide con i discepoli un pasto a base di pesce (Luca 24, 36-42).
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l pesce nell’arte paleocristiana
Come simbolo nell’arte paleocristiana il pesce rappresentò un segnale segreto (crittogramma) e convenuto di identificazione per la comunità cristiana. In epoca criptocristiana venne raffigurato nei sepolcri romani (III sec.). Su una stele funeraria di Roma si legge ΙΧΘΥΣ ΖΩΝΤΩΝ ("pesce della vita") accanto alle immagini di una coppia di pesci e di un’ancora. Nelle catacombe di S. Sebastiano c’è un epitaffio su cui sono raffigurati pesci e un’ancora, mentre nelle catacombe di S. Priscilla la figura di un pesce dopo il nome del defunto viene spiegata come: Alexander in [Christo]. In quelle di S. Callisto ci sono una scritta in cui è spiegato l’acronimo ΙΧΘΥΣ e un affresco con il motivo del pesce e una cesta di pani.
Nel mosaico pavimentale della sala appartenente a un’antica casa urbana di Parenzo, dove si riuniva la locale comunità cristiana (domus ecclesiae), si ammira la riproduzione naturalistica di un pesce (IV secolo) vicino alle colonnine frapposte di un altare. Nella basilica di Aquileia il mosaico pavimentale racchiude una scena di pesca fastosamente ricca di fauna marina e la parabola di Giona dell’Antico Testamento (IV sec.). Analoghe raffigurazioni del variopinto mondo marino furono numerose nelle ville antiche, dove rappresentavano in primo luogo un abbellimento dello spazio vitale, ma erano contemporaneamente un’occasione per accentuare il significato del pesce in senso teologico. Questo simbolo cristiano venne ripreso anche dopo i proclami imperiali, allorché il cristianesimo poteva venir liberamente professato. Il mondo ittico è ad es. presente nei mosaici pavimentali dei complessi sacri di Treviso (IV sec.), di Parma (IV sec.), di Anfilopoli, Eraclea Licestide, Stobi, Nicopoli (V sec.). Le immagini di due pesci e di una cesta di pani si trovano proprio accanto all’altare di Tabgha sul Mar di Galilea (V/VI sec.) e pesci sono ritratti pure nel battistero di Kelibia in Tunisia (VI sec.). Troviamo una raffigurazione musiva a tema ittico pure sul pavimento di S. Severo a Ravenna (VI sec.), ma di particolare interesse è il rilievo sugli amboni della cattedrale ravennate (seconda metà del VI sec.), dove animali simbolici sono distribuiti su diversi livelli (in alto gli agnelli, poi gli uccelli del paradiso e i cervi, sotto i pesci).
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Mare e pesci nella basilica di S. Maria Formosa
Nel 1902 A. Gnirs pubblicò il disegno di parte del mosaico pavimentale che copriva la navata centrale della basilica di S. Maria Formosa, di cui è rimasta la parziale rappresentazione di un pesce. Il motivo dei nastri intrecciati crea, a intermittenza, medaglioni rotondi più o meno grandi, nel cui interspazio figurano riproduzioni di pesci e di motivi vegetali. Composizioni così avviluppate sono state scoperte inoltre a Salona (basilica settentrionale e Kapljuč, V sec.), Pola (Duomo, VI sec.), Ravenna (S. Apollinare in Classe, VI sec.), mentre altre con figure di pesci si trovano a Orsera (IV sec.), Parenzo (Basilica eufrasiana, VI sec.) e a Casaranello (S. Maria della Croce, VI sec.).
Un simbolo ittico si può discernere altresì nel mosaico della navata laterale della basilica di S. Maria Formosa, dove un campo è ricoperto da un reticolo composto da una serie di piccoli archetti. Questo antico motivo geometrico, che è formato da archetti sovrapposti, ispirati, ad es., alle penne dell’uccello del paradiso o del pavone (opus pavonaceum), dato il suo aspetto squamoso può rappresentare, nel contesto del simbolismo paleocristiano, anche la riproduzione delle scaglie di un pesce. Il motivo è frequente nell’arte paleocristiana, ad es. sulle lastre delle catacombe romane (S. Agnese, IV sec.) e negli altari con "confessio" (fenestella confessionis). Questi altari con transenna decorativa, attraverso la quale scorreva il mistico colloquio con le reliquie di martiri e santi per la confessione di fede, si trovano ad es. a Roma (S. Alessandro) e a Milano (S. Ambrogio, V sec.). Lo stesso ornamento (sulle lastre o transenne) ricorre nelle recinzioni presbiteriali, ad es. a Ravenna (S. Agata Maggiore, VI sec.), Salona (Marusinac, Kapljuč), Galovac (Crkvina, VI sec.), oppure nelle transenne delle finestre, ad es. a Pola (Duomo, V sec.), Castelmuschio di Veglia (Mirine, V/VI sec.). Un motivo simile figura nei mosaici: ad es. a Pola (S. Tommaso, IV/V sec.), Lisignano (Cuie, V sec.),Valle Molina a Ugliano (memoria funebre, IV/V sec.), Salona (Kapljuč, V sec.), Grado (Piazza della Corte, IV/V sec.), Jesolo (S. Giovanni Evangelista, VI sec.), Parenzo (memoria funebre, VI sec.), Eraclea Licestide (battistero, V sec.), Ocrida (Lin, V/VI sec.), Casaranello (S. Maria della Croce, VI sec.).
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Fig. 9 | Fig. 10 Basilica di S. Maria Formosa, navata settentrionale, frammento del pavimento musivo. |
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La lastra con l’immagine del pesce
A Pola, durante gli scavi del 1882 nell’area dirimpettaia alla chiesa di S. Francesco, vennero trovati parte di una lastra litica lavorata a rilievo raffigurante un pesce e un pezzo di pilastro la cui epigrafe testimoniava la dedicazione inerente alla basilica (V sec.). Lastra e pilastro appartenevano forse alla stessa recinzione presbiteriale di una chiesa nelle vicinanze. Sta di fatto che nel convento francescano (nella Cappella di S. Giovanni) c’è un mosaico antico con croce inserita successivamente, che potrebbe indicare l’esistenza di un ipotetico oratorio della locale comunità paleocristiana.
Forse sulla lastra litica venne in origine rappresentato un branco di pesci (peschiera), come sui plutei (IV/V sec.) della basilica di Crkvina (Bugojno). I plutei erano per lo più decorati con messaggi simbolici cristiani su un lato (quello verso i fedeli); sull’altro lato della nostra lastra con l’immagine in rilievo del pesce è scolpita una croce inscritta in un medaglione rotondo. Il cerchio rappresenta un aspetto solare (Sol invictus) della persona divina del Cristo invincibile. La circonferenza ondulata attorno alla croce rimanda al serto d’alloro (corona triumphalis) glorificante il Cristo trionfatore. A quanto sembra le due facce della lastra furono scolpite dallo stesso maestro. Forse la lastra antica con la figura pagana del pesce venne in seguito cristianizzata tramite la croce. O forse il rilievo rappresentante il pesce risale al periodo criptocristiano, cui fu successivamente aggiunta una croce. Potrebbe darsi che, quando la lastra integra perse la sua funzione sacra, il motivo del pesce venisse staccato e il frammento impiegato come decorazione di sapore "peschereccio".
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Il motivo del pesce ricorre pure negli oggetti d’uso tardoantichi (lucerne, recipienti, cucchiai) e nei monili (anelli, gemme), sebbene non debba necessariamente rivestire un significato legato al simbolismo cristiano. Resta il fatto che il soggetto è confacente, specie come espressione di un ambiente marinaresco, ai mosaici della basilica di S. Maria Formosa, situata com’è sulla riva meridionale di una città, Pola, che viveva di marineria e pesca: la vicinanza e la frescura del mare e il significato simbolico del pesce fornivano alla comunità cristiana una continua fonte di ispirato raccoglimento.
Sl. 11
Pula –Pola: motivo della lastra con la figura ittica.
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CATALOGO
1. Frammento di mosaico pavimentale con figura ittica
Ci è rimasta la raffigurazione (sottolineata dal contorno nero) della parte anteriore di un pesce con muso a rostro (come i delfini). Accosto alla testa due linee curve (le branchie e la bocca). In effetti la tecnica musiva ben si addice al corpo squamoso dei pesci. La testa e la parte superiore dell’animale sono realizzate con tessere di marmo grigie, quella inferiore con tessere bianche. La lunga pinna dorsale e quella minore ventrale sono bicolori (verde, grigio-ocra). Sotto il ventre si osservano tre linee parallele ricurve indicanti l’acqua marina (pasta vitrea azzurra e verde). Le tessere di calcare (varianti dal bianco al grigio e all’ocra) sono diseguali (la più piccola misura 1 x 1 cm, la più grande 1,6 x 1,4 cm). Dimensioni: 45 x 34 cm.
N.ro inv.: A/18655.
Pola, basilica di S. Maria Formosa, navata centrale, VI sec.
2. Frammento di lastra calcarea con rilievo raffigurante un pesce.
La testa del pesce è accentuata dalla linea incisa della branchia; la bocca è chiusa. Le pinne più piccole sono allungate come spine (due sia sul ventre che sul dorso, una laterale). Sull’altra faccia della lastra il serto circolare inciso forma un anello ondulato e continuo. Nel cerchio è inscritta una croce greca. I suoi bracci, pressoché identici, sono scanalati e le estremità leggermente allargate.
Dimensioni: 51 x 22 x 9,5 cm.
N.ro inv.: S/8101.
Pola, area dell’edificio antistante la chiesa di S. Francesco, V sec.
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Pesce: due esempi paleocristiani di Pola
Mostra
Via Carrara 4, Pola
Una finestra sul passato
1. 6. – 13. 9. 2022.
Autore della mostra e del testo: Željko Ujčić
Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria
Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore: Darko Komšo
Redazione: Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović
Autore dell’allestimento, veste grafica: Vjeran Juhas
Coordinatrice della mostra: Monika Petrović
Autori delle fotografie: Željko Ujčić, Dario Maršanić
Disegni: Ivo Juričić
Ricostruzione grafica del mosaico: Brac d.o.o. - Medulin
Gli oggetti esposti sono stati apprestati da: Branko Salopek,
Andrea Sardoz
Traduzione italiana: Elis Barbalich-Geromella
Traduzione inglese: Neven Ferenčić
Revisione del testo croato: Milena Špigić
Correzione dei testi: Adriana Gri Štorga, Milena Špigić, Katarina Zenzerović
Stampa: MPS Pula
Tiratura: 500
Pola / Pula, 2022.